Auguri di Giugno 2015

IL SILENZIO? MONETA SCADUTA!

Carissimi Amici,
Sono mesi che non mi faccio più sentire. E' stata una scelta voluta. Mi sono chiuso un po' nel silenzio, un bene prezioso, cosi' bistrattato in questi nostri tempi: tutti parlano, tutti urlano in una babele di linguaggi, che allontana la reciproca comprensione e quindi l'accoglienza dell'altro, del diverso. Lo scorso ottobre, per commemorare il mio cinquantesimo di sacerdozio e riflettere sui miei 75 anni di età, mi sono ritirato in un asram nel Nord del Bangladesh, ai piedi dell'Himalaia: 30 giorni di silenzio per raccogliere l'invito del salmo 36 "Sta' in silenzio davanti al Signore e spera in Lui". "O beata solitudo, o sola beatitudo!", diceva S. Agostino, che pure era completamente immerso nella realtà del suo tempo: era l'epoca dei grandi spostamenti dei popoli, le cosiddette "invasioni barbariche". Uscire dal chiasso ed entrare nel deserto fa tanto bene al corpo e allo spirito.

Silenzio e preghiera: un binomio inseparabile. "La più alta forma di preghiera è tacere e pregare" (IBN Gabiron, The Choice of Pearls). "Quando giunge al vertice della conoscenza, l'uomo è ridotto al silenzio(stesso autore). Durante tutti questi anni di missione in Bangladesh (38) sono rimasto tenacemente ancorato a quell'ora di studio-meditazione-preghiera, caldamente raccomandataci nei nostri giovani anni da un maestro dello spirito di indistruttibile memoria P. Amato Dagnino sx. Fin dai primi anni di missione questa ora è stata la mia ancora di salvezza, il punto di riferimento imprescindibile per interiorizzare la parola di Dio e trovare sempre la ragione per restare e andare avanti anche nei momenti più duri. In una pagina dei miei diari, datata 19. 8. 1979, annotavo: "Il Dio di Duronia è il medesimo Dio operante e presente nel mondo ed è il Vivente anche qui a Borodol. Egli perciò non è lontano da me, Egli solo può vincere la mia solitudine e, affogando in Lui, io posso riemergere sempre nuovo e identico a qualsiasi latitudine". Nel diario degli anni della formazione, al termine di un corso di esercizi spirituali del 1959, quando avevo solo 20 anni, trovo scritto: "Donati nell'agire e, perché questo dono sia completo, dimenticati". Ecco questo è stato il motto della mia esistenza. Pensavo di aver scoperto da solo il nucleo del messaggio di Gesù, ma poi mi sono accorto di essere in compagnia di una moltitudine immensa, che si allarga nel tempo e nello spazio.

Non vi meravigliate se vi dico che in questi giorni sto leggendo in inglese Anna Karenina, un romanzo di Leone Tolstoi, che non avevo mai letto, un volume di circa 900 pagine. Nella biblioteca della Casa Regionale di Khulna, mentre cercavo un libro, mi è capitato in mano Anna Karenina. La ragione per cui ho scomodato Tolstoi è perché, ad un certo punto del romanzo, ho trovato un riscontro con quella che io pensavo fosse una mia scoperta originale. Kitty, un personaggio un po' chiave del romanzo, era rimasta impressionata dal comportamento e sempre sorridente di Varenka. Di fronte a tale comportamento "Because of Varenka she understood the value of simply forgetting yourself and loving others". Ecco il punto: Donati e dimenticati!

Mentre sto buttando giù queste righe di riflessione, sono richiamato alla realtà da qualcuno che bussa alla porta, che in verità rimane sempre aperta: a pian terreno tutto si vede, tutto è trasparente e non c'è niente da nascondere. Si tratta di un ammalato che implora aiuto per le medicine. E' l'ultimo di una lunga serie. Anche a lui, con il cuore che mi piangeva dentro, ho dovuto dire di no: taka nei, non ho i soldi per aiutarti. Non voleva assolutamente crederci ed è rimasto cosi' implorante per un paio di ore. Pensava che io facessi il duro con lui e che alla fine avrei ceduto. E' impossibile far credere loro che la missione è senza soldi e che non siamo più in grado di aiutare come facevamo una volta. Di tutta la molteplice attività della missione molto è stato ridimensionato. Ci siamo limitati alla attività educativa, concentrandovi tutti i nostri sforzi, perché vediamo in essa un veicolo molto valido per trasmettere i valori del Regno nei villaggi dei fuori-casta, dove siamo presenti con le nostre scuole. Gli alunni sono un migliaio. Occorre trovare e creare occasioni di incontro con loro. Ho usato i termini "noi", "nostri", in realtà, come saprete, da diversi anni, con il bel cumulo di 75 anni sulle spalle, mi trovo a giostrare il bel tutto da solo. Lo scorso maggio, col caldo che scoppiava da tutte le parti, mi sono recato di villaggio in villaggio per incontrare gli alunni delle nostre scuole con i loro genitori e fare un po' il punto sulla situazione. Nel settore educativo, la formazione degli insegnanti è di primaria importanza. Attualmente gli insegnanti sono 45 e con essi abbiamo un programma mensile, in cui proponiamo mete educative e sussidi per attuarle.

La penna non vuole più arrestarsi, ma devo arrestarla per non contraddire il principio da cui ho preso lo spunto per questa lunga chiacchierata. Perdonatemi. Finisco qui ringraziandovi ancora una volta per la vostra comprensione e collaborazione e chiedendovi un piccolo ricordo nella preghiera.

p. Antonio Germano Das, sx.
Chuknagar, 19. 6. 15


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