Aggiornamente Settembre 2016
LA NOSTRA PRESENZA TRA I RISHI
IN QUESTI ULTIMI 20 ANNI CON PARTICOLARE
RIFERIMENTO AL GRUPPO DIVENTATO NEL FRATTEMPO CRISTIANO
ĦĦĦ
- I dati raccolti,
- Il riprendere i contatti con i villaggi gi visitati dai Gesuiti con quale scopo se non quello di ripetere quanto gli altri hanno fatto? Secondo John, i Rishi, se per la loro elevazione sociale e liberazione hanno bisogno dellĠelemento religioso o valori religiosi, questi sono gi presenti in loro e si tratta solo di scoprirli. La nostra presenza in mezzo a loro si giustifica solo se inserita in questa prospettiva: - o di elevazione sociale e di liberazione con interventi nostri o di NGO, - o di tentativo di scoperta di valori religiosi gi presenti in mezzo a loro, su cui far perno. Quindi, rispondendo a me, egli sostiene che la mia presenza si giustificherebbe solo se collocata in un villaggio cristiano, da cui poi muoversi verso altri villaggi, anche se poi lui dice di non credere a questo modo di agire, che ripeterebbe i patterns del passatoÓ.
Questa la conversazione avuta con John nel lontano 1992 e da me appuntata su un vecchio diario. La relazione fatta allĠĠassemblea saveriana la ripetei al presbiterate meeting, di cui p. John Fagan era segretario a quellĠepoca. La mia relazione e le reazioni delle due assemblee saranno sepolte in qualche vecchia file. Il mio contatto con i 35 villaggi Rishi della zona continu per altri due anni. Venne interrotto quando il superiore di allora p. Sebastiano Tedesco mi chiese di prendere la responsabilit della missione di Bhabarpara. Penso che questa piccola premessa di carattere storico possa aiutarci nellĠorientare il dibattito in questa nostra assemblea, in cui io, purtroppo, sono assente. Il dibattito intorno ai Rishi era molto acceso e vivace per buona parte degli anni Ġ80 e i primi anni Ġ90. Era portato avanti dal ÒGruppo RishiÓ, costituito da un buon numero di padri e qualche fratello, che si riunivano periodicamente. Venivano affrontate tutte le tematiche pertinenti ai Rishi e quindi anche quella della loro conversione e aggregazione alla chiesa. A riguardo, se non ricordo male, cĠerano almeno 5 posizioni diverse e non si mai arrivati ad una visione unica e concordata.
In seguito, per lĠapertura ad altre diocesi e per lĠassottigliarsi del nostro numero, il ÒGruppo RishiÓ si disgreg e non si ricompose pi. Nel mio periodo di permanenza ad Asharbari con p. Gabriele avevo ripreso in mano i Diari dei Gesuiti, il cui custode era p. Gasparotto, li avevo fotocopiati per studiarci sopra e li avevo riconsegnati indietro. Stando a Borodol, avevo scoperto che i Diari erano una fonte imprescindibile per chi volesse lavorare tra i Rishi. Diventato superiore a met degli anni Ġ90, mi venne lĠidea di trascriverli nel computer e di stamparli, con lĠintento di distribuirli ai confratelli e al clero locale, perch fossero oggetto di studio e di riflessione. Pura utopia! Rimasero infatti sepolti nei vari scaffali. LĠaverli stampati fu comunque una fortuna, perch i Diari originali non si trovano pi e non si sa che fine abbiano fatto. Recentemente p. Sergio Targa, con un enorme lavoro di pazienza ha pubblicato in uno splendido volume i Diari, introducendoli con un ampia e approfondita riflessione. Ma anche questĠultimo tetanico sforzo non ha avuto un seguito di studio e di riflessione, proprio perch siamo sempre pi in diaspora e diversi, come il sottoscritto, siamo ormai al crepuscolo o al tramonto.
NGO CON I RISHI E PER I RISHI. Su iniziativa degli studenti del college, usciti dal Tuition Program, in cui avevano preso coscienza della loro situazione di schiavit, era sorto un comitato col nome di Ontoj Parishod ( comitato degli ultimi). Questo comitato si proponeva di promuovere coscientizzazione attraverso riunioni periodiche nelle pare Rishi e attraverso manifestazioni pubbliche di piazza per richiamare lĠattenzione delle autorit sulla loro condizione servile di esclusione dai diritti umani, invocando lĠeliminazione del barna protha (castismo), fonte di schiavit. AllĠinizio ci fu molto entusiasmo e lĠOntoj Parishod svolse uno splendido lavoro. Poi successe che il Bhumij, approfittando del fatto che nellĠOntoj Parishod cĠerano alcuni elementi che lavoravano nel Bhumij, semin zizzania in mezzo al gruppo e alla fine riusciĠ a impadronirsi giuridicamente anche dello stesso titolo di Ontoj Parishod. CosiĠ tragicamente beffati, i nostri non si persero dĠanimo e diedero vita ad un altro comitato col nome di Dalit Parishod, che in tutti questi anni ha lavorato ed esteso la sua attivit non solo a livello locale ma anche a livello nazionale. SullĠonda di questo entusiasmo sorsero poi le varie NGO con lo slogan: con i Rishi per i Rishi. Adesso le date mi sfuggono, ma la prima a nascere (1993?) fu Parittran, il cui direttore ancora adesso Milan Das. P. Riccardo Tobanelli, stando a Khulna, diede vita alla Dalit NGO, il cui direttore Swapan Das. Queste due NGO hanno gi due decenni di storia e dovrebbero essere i loro protagonisti a raccontarla. Io posso soltanto dire che dei loro direttori, lĠuno, Milan Das, ci tiene a dire che proviene dalla scuola di p. Luigi Paggi e lĠaltro, Swapan Das, si dice discepolo di p. Pierluigi Lupi. Tra le due NGO, fin dallĠinizio, cĠ stata sempre rivalit e mai cooperazione. In questi ultimi anni sorta unĠaltra NGO dal nome Drubha, il cui fondatore e direttore Uttam Das, anche lui discepolo di Luigi. Devo purtroppo confessare che Drubha e il suo direttore appaiono come i nemici palesi della missione di Chuknagar.
LA CONVERSIONE AL CRISTIANESIMO fu un bene o un male? Per quel che mi riguarda la giudico senzĠaltro un bene, pur con i limiti, legati da una parte allĠevangelizzatore e dallĠaltra alla gente che richiedeva il battesimo. In questa fase di autocritica di tutti questi anni, il suggerimento che darei a chi volesse iniziare un processo di conversione quello di non avere fretta e aspettare che tutto il villaggio lo richieda (questo era il metodo seguito anche dai Gesuiti), altrimenti la conversione diventa ulteriore elemento di divisione nel villaggio Rishi, gi cosiĠ divisi fra di loro. Il secondo suggerimento quello di non accettare mai individui singoli, ragazzi o ragazze, isolati dalla famiglia: la famiglia intera che eventualmente deve fare il passo verso la conversione al cristianesimo. Nella societ bengalese e in particolare nel mondo Rishi, al momento del matrimonio, non il ragazzo che sceglie il suo patner, ma il somaj (la comunit) di appartenenza che decide. CosiĠ capitato che diversi ragazzi e ragazze, battezzati isolatamente dalle loro famiglie, sono ritornati al somaj Hindu, con molta naturalezza e, in pi, non si preoccupano minimamente di tenere un rapporto con noii.
Il tema meriterebbe ulteriore sviluppo, ma sono gi andato oltre i limiti consenti. Altre osservazioni pertinenti si possono trovare nelle due relazioni citate.
Dhaka, 30.08.2016
Fr. Antonio Germano Das, sx.